COMIX FACTORY INTERVISTA PASQUALE SAVIANO - TERZA PARTE
rw edizioni |
Michele Foschini e Pasquale Saviano |
Veniamo ad un argomento spinoso… l’addio della Planeta DeAgostini al mercato italiano ha condotto al blocco della distribuzione di tutti i volumi e gli albi prodotti negli ultimi cinque anni dalla casa editrice spagnola. È da quasi un anno ormai che un enorme patrimonio di pubblicazioni non è disponibile per i lettori, c’è la possibilità che gli arretrati della DC tornino ad essere disponibili in tutte le fumetterie? In caso contrario avete già studiato un programma per il recupero delle opere più richieste dai lettori?
Il logo della Planeta DeAgostini Comics |
Visto che, anche se indirettamente, stiamo parlando della Planeta DeAgostini e, dal momento che per molti anni sei stato esclusivamente un distributore (dunque, un osservatore privilegiato del mercato del fumetto in Italia), mi potresti dire, secondo te, qual è stato l’impatto dell’avvento della casa editrice iberica sul nostro mercato e come ha contribuito a cambiarlo?
Quando parlo di Planeta DeAgostini parliamo di una delle cose più importanti della mia vita lavorativa.
Ovviamente mi sto riferendo alla prima Planeta DeAgostini: quella di Antonio Perez che considero uno dei professionisti migliori che abbia avuto il mercato. Detto questo ritorno a quello che ho detto prima. Sono esistite due Planeta totalmente diverse in due trienni differenti, che hanno avuto in comune solo la capacità di trasferire i difetti dall’una all’altra e non, purtroppo, i pregi.
Un volume della collana UNIVERSO DC |
La prima Planeta, una macchina sicuramente impressionante che produceva tutto in tutte le maniere possibili. Si toccarono solo per DC più di 30/35 uscite, ma in tutto quello splendore c’erano già i germogli di quelli che sarebbero diventati i limiti implosivi dell’operazione della seconda Planeta. La macchina era troppo sotto sforzo e denunciava il fuori controllo già da quei momenti, a cui riuscivamo a sopperire con uno sforzo interno senza pari. Il materiale arrivava in una quantità assolutamente priva di logica in ondate mareali, senza tenere conto delle indicazioni distributive, inondando i magazzini che non bastavano mai al contenimento. Le pubblicazioni non tenevano conto in nessuna maniera della vendita o di una necessità di calendario a cui si doveva sempre supplire, ma solo l’obbligo di una coproduzione assoluta su esigenze di asservimento esterno rispetto una politica spagnola che prevedeva un altro tipo di produzione con nessun elemento di collegamento con l’Italia, neanche per la semplice comunicazione. Per quanto si tentava di supplire, indossando molte volte dei ruoli non nostri a questa apocalisse, non si riusciva a cambiare la loro politica e riadattarla alla nostra situazione. L’effetto più macroscopico conseguente di questa forte centralizzazione a Barcellona era quello che i fans battezzarono “Itagnolo”. In ogni caso il risultato esternamente sembrò esaltante e funzionante. Riuscimmo ad usare i pochi strumenti esistenti per gestire la comunicazione, la promozione e le attività commerciali anche se erano compiti che non toccavano al distributore. Sono orgoglioso di quello che si fece e che generò il “miracolo” Planeta costringendo altri editori a rivedere le loro dinamiche di produzione per potersi confrontare adeguatamente al mercato che avevamo contribuito a cambiare. Erano giorni euforici, intensi. Si sapeva che si stava lavorando a qualcosa di grande ed innovativo senza precedenti.
Poi arriva la seconda Planeta, quella del trienno successivo. I germogli divennero alberi distruttivi perché non c’era più una classe dirigente che era demandata a proteggere il lavoro dei primi tre anni. La Planeta si rende conto di tutto ciò che aveva fatto di negativo, ma il cambio di politica diventa devastante perché non prevede correzioni per il mantenimento della vitalità precedente. Si azzerano tutte le testate e i formati che si pensa non funzionino (scompaiono i Classici, Universo DC ecc). Si azzera la produzione da edicola, con l’eccezione di Batman e Superman la cui tiratura viene ridotta a poche migliaia di copie, facendola risultare virtuale con il taglio inspiegabile di Lanterna Verde proprio mentre si parlava del film in arrivo. Vengono bloccate testate solo perché non erano agganciate alla coproduzione spagnola (un esempio sono la JLA, Hellblazer e Sandman) pur producendo numeri positivi per il mercato italiano, mentre i prezzi di quelle rimanenti invece di beneficiare dall’abbassamento dei costi della stessa coproduzione come avveniva nel primo trienno, iniziano inspiegabilmente a salire. Infine come risultato in molti casi le tirature vengono quasi azzerate e cancellate decine di serie (si dimezza praticamente il numero delle uscite). Ma cosa più difficile viene negato il riconoscimento di tutti gli impegni sostenuti e degli accordi presi, come se fossero un problema di qualcun altro. Oggi la vivo come un’occasione mancata che però in ogni caso ha avuto il pregio di cambiare una parte del sistema Italiano, di fare fumetto dimostrando che si potevano editare serie minori e che non necessariamente un prodotto esaurito lo dovesse rimanere indefinitamente.
Se oggi viviamo una nuova giovinezza del mercato Usa in Italia forse lo dobbiamo anche a quello che abbiamo fatto in quei giorni.
A proposito di mercato, negli ultimi dodici mesi la proposta editoriale delle case editrici mi sembra si sia espansa all’inverosimile e questo a dispetto di un periodo di crisi economica molto grave. All’ampliamento della proposta editoriale non ha fatto seguito, però, un aumento del numero di fumetterie che, anzi, alle prese con spazi ridotti altri mille problemi di varia natura, sembra che non sempre riescano a stare al passo. Quale sarà secondo te il futuro del direct market? La Fumetteria è ancora indispensabile per la sopravvivenza delle case editrici oppure per garantite questa è necessario sbarcare in altri mercati di vendita?
Batman di Greg Capullo |
Hai centrato il problema vero, quello che ci sta tenendo tutti con il fiato sospeso e non solo relativamente al mercato del fumetto. Se devo essere analitico il primo problema che Tu hai indicato è avvenuto e sta avvenendo principalmente in un’area molto specifica: quella del manga. La sensazione è che le quantità di uscite di quel settore sono effettivamente oltre il normale controllo e questo è il motivo per cui abbiamo deciso di limitare temporaneamente il numero delle uscite, anche se non degli investimenti in quel settore. Il fatto che escano potenzialmente un numero di uscite che comincia a vedere il capolinea alle duecento testate, in un mercato non supportato economicamente né dalla nostra peggiore crisi del dopoguerra né da quel favoloso marketing indiretto che erano gli anime in TV, disorienta tutti.
Il lettore che non è un superappassionato, non riesce più a districarsi dalla selva di numeri uno in uscita finendo inevitabilmente con il penalizzare anche quelli meritevoli. La cosa viene amplificata anche dallo spazio disponibile nelle fumetterie, mediamente piccolo, che finiscono con il concentrarsi su quello che soggettivamente ritengono mainstream, riducendo gli ordini nel valzer vorticoso delle uscite delle novità, finendo a loro volta con penalizzare prodotti validi di altri editori con prodotti alternativi che potrebbero comunque fare la differenza nell’economia dell’incasso del punto vendita. Prodotti che hanno già subito quello che è un effetto “crisi” gli anni passati e che paradossalmente oggi sono stabili e neanche l’attivazione di formule come il diritto di resa, mutuato dai cugini della varia, riescono a cambiare le abitudini verso la “tentata” vendita. Tutto questo ha segnato il passo e per la prima volta credo che il numero delle fumetterie si sia stabilizzato addirittura al ribasso dopo anni di tendenziale crescita.
In ogni caso credo che sia una problematica temporanea dovuta al mercato in se stesso (quale attività oggi non soffre della problematiche della crisi?) e, nonostante la giusta tendenza per gli editori di avere web, libreria generale ed edicola (per chi la usa) attiva, la fumetteria resta imprescindibile. Non a caso Alastor aprirà un nuovo punto vendita a Genova.
Parallelamente alla produzione delle edizioni italiane dei fumetti targati DC Comics, la RW si occupa di Manga (con la linea Goen) e di fumetti europei (sotto l’etichetta Lineachiara). Se quello del fumetto occidentale è per certi versi un settore in espansione e riguardo al quale c’è ancora molto da scoprire (le principali case editrici da Fumetteria se ne stanno occupando in maniera strategica da poco più di un anno) ho l’impressione che, invece, il fumetto proveniente dal Giappone stia attraversando un periodo di grossa contrazione. Una contrazione dovuta principalmente all’eccesso di proposta ma anche all’incertezza del completamento delle serie, alla periodicità spesso decisamente irregolare e al prezzo di copertina sempre crescente. Cosa ne pensi di questa mia analisi?
Hai centrato tutti i problemi che sono all’origine di una profondo riequilibrio del settore, eccetto uno: la crisi economica generale. Con questo il quadro è completo. Il Fumetto occidentale sta conoscendo un periodo migliore degli anni passati ma per un motivo. Aveva già subito un depauperamento al favore del Manga. Ora che la crisi sta attanagliando anche il settore Giapponese, la stabilità delle vendite del primo lo fanno percepire in maniera più forte di quanto dovrebbe essere. Una sola eccezione è il settore Americano che invece sta effettivamente crescendo e i cui numeri sono ritornati a superare generalmente i Manga. Avevo detto qualcosa prima su quello che sta avvenendo con i Manga. Il numero delle uscite ormai è impressionante, con un ovvio abbassamento della qualità media che inevitabilmente disorienta il nuovo compratore e la fumetteria. Escono decine di numeri 1 al mese con l’incapacità di poter distinguere in maniera corretta un prodotto dall’altro. A differenza del passato poi, dove gli anime supportavano abbondantemente la visibilità del prodotto, oggi questo media è scomparso per cui il prodotto è senza nessun supporto se non la conoscenza specifica di uno zoccolo duro, molto appassionato e fine conoscitore, ma insufficiente a reggere una valanga di uscite che nei prossimi mesi sembra ancora in un inarrestabile aumento. Tra l’altro la corsa all’accaparramento dei titoli, ormai orfani delle grandi hit del passato, fa si che si debba pubblicare serie appena uscite in Giappone con inevitabile sospensione della serializzazione anche in Italia per il raggiungimento del pareggio delle uscite. Cosa che inevitabilmente porta alla disaffezione, al calo delle vendite e un’inevitabile corsa al prezzo in un circolo sempre più dannoso per un fumetto (il Manga) inizialmente concepito come popolare, visto il target giovanile a cui è rivolto. Se a questo si aggiunge che è mediamente più difficile lavorare con il Giappone nella gestione delle tempistiche, che crea rallentamenti anche esterni, la ricetta è completa.
Qual è la ricetta adottata dalla GOEN per affrontare questo periodo di difficoltà e uscire dalla crisi?
Semplicemente pur continuando una politica di ricerca dei titoli che a nostro parere sono i migliori da presentare, ma allo stesso tempo limitare il numero delle uscite in attesa che il mercato si assesti. È indubbio che il mercato raggiungere nel corso dei prossimi 1-2 anni un nuovo equilibrio, così come è successo all’epoca degli americani nel corso degli anni 90 inizio duemila. Questo nuovo equilibrio darà la possibilità di poter valutare e gestire al meglio la produzione del prodotto rispetto all’attuale ritmo. Nel frattempo Paolo Gattone sta perseguendo una politica di selezione ancora più spinta sui titoli, alla ricerca di prodotti che rivestono un significato qualitativo e contenutistico ancora più forte di quanto si è fatto nel passato. Questo è il motivo che ha portato anche a confermare licenze lunghe ed impegnative (Due Come Noi, Forza Sugar, Karakuri Circus, Alice Accademy ad esempio). Crediamo in questo mercato e nello sviluppo armonico che potrà essere seguito nel futuro e, ripeto, continueremo ad investire.
il cast di Karakuri Circus di Kazuhiro Fujita (noto soprattutto per Ushio e Tora) |
Come valuti questo primo scorcio di vita editoriale della Goen, quali risultati ha conseguito e quali ti saresti aspettato?
Entusiasmante. Ho visto Paolo al lavoro e come sta forgiando una linea editoriale pezzo per pezzo. Come gestisce rapporti complicatissimi, a volte, con la controparte Giapponese e come, non potendo partire la Goen con un caposaldo della dimensione della DC, tutto sta assumendo un significato che diventa visibile mese per mese. A differenza di Lion che si è trovata 100 senza passare per lo zero, Goen procede con una velocità di crociera forte ma ancora percettibile. È una linea che nei suoi quasi due anni di vita si avvicina già a 150 titoli usciti e inizia a chiudere le serie della sua prima ondata, mentre i titoli della seconda ondata (quelli annunciati a Lucca) dimostrano il salto di qualità. Ad esclusione di Kodansha ha ormai rapporti consolidati con tutti gli editori Giapponesi (anche questo un record in meno di due anni) tra cui Shueisha e Shogakukan. Inoltre il fatto che si sia dimostrato l’editore con il prezzo medio più contenuto dopo Star, anche se non ha gestito sino poco fa l’edicola, sicuramente è un altro punto d’onore. Non ultimo, nonostante qualche mia remora vista la situazione di crisi generale, devo dare atto a Paolo di produrre una qualità media tra adattamenti e lavorazioni assolutamente superiore alla tendenza di mercato. Come dicevo non è il momento di strafare ma di gestire e credo che sotto questo punto di vista Goen continuerà a fare bene.
Quali sono i programmi futuri della Goen?
Soul Gadget Radiant |
Aumentare le attività di promozione collegate e finalmente essere presente in edicola in maniera stabile. Per la prima l’assaggio è stata l’operazione con Ohmori (Soul Gadget Radiant) a Roma, a cui speriamo di poter far seguire una seconda operazione simile l’anno prossimo, oltre a studiare delle operazioni che accompagneranno l’uscita dei nuovi titoli della seconda ondata. La seconda è varare almeno tre se non quattro testate che andranno in edicola con ovvio beneficio nel prezzo che ruoterà sempre di più attorno ai € 4,50. Ovviamente tutto questo rientra nell’ottica della ricerca di stabilizzazione delle uscite. Infine la ricerca della qualità, come dicevamo prima. Questo, in un mercato implosivo, diventa una nostra prerogativa soprattutto perché il numero di titoli validi praticamente si è esaurito sotto la devastante spinta produttiva degli ultimi anni, lasciando in Giappone ben poco.
Un’ultima domanda me la riservo per la Lineachiara, l’ultima stella nata nella costellazione RW. Per il momento la produzione è abbastanza rarefatta, limitata prevalentemente a qualche chicca. Qual è il programma editoriale? Quante pubblicazioni mensili saranno effettuate una volta che l’etichetta sarà rodata? Ci puoi fare qualche anticipazione?
Lineachiara nasce con uno scopo simile a quello della fase di transizione della Lion: concludere una serie di titoli lasciati scoperti dal precedente editore. Poi devo confessare che l’ottimo lavoro che sta facendo Andrea sta suscitando più di un appetito interno per cui lascio volentieri a Lui carta bianca nella gestione editoriale dell’etichetta e non dubito che ci porterà delle gradite sorprese anche perché, come hai visto, ha iniziato a fare i primi passi fuori dalla scia inizialmente segnata. Sono fiducioso anche in questo caso.
I Maestri dell'Orzo prossimamente pubblicato dalla RW Edizioni sotto l'etichetta Lineachiara |
1 commento:
Intervista parecchio interessante. E la notizia che la RW ristamperà tutto "les maitre de l'orge" ha reso tutto ancora più appetibile.
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