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le dieci persone più influenti sul mercato italiano del fumetto? |
Alcuni giorni fa, mentre leggevo il nuovo numero della rivista
Bleeding Cool Magazine, sulle cui pagine (tra le altre cose) è stata pubblicata la classifica dei cento personaggi più influenti dell'industria del fumetto statunitense (
QUI trovate un sunto), gli ingranaggi del mio cervello si sono lentamente messi in movimento, e così, mentre pensavo a come riportare sul mio blog il frutto del lavoro svolto da
Rich Johnston, nel mio subconscio una vocina mi sussurrava qualcosa. L'idea, poi, è esplosa all'improvviso: perché non provare a stilare una classifica dei personaggi più influenti dell'industria del fumetto italiana? L'operazione mi ha subito affascinato, e di punto in bianco mi son trovato con carta e pennarello a stilare una succinta classifica. Mentre buttavo giù una sfilza di nominativi, selezionati in base a quelle che sono le mie (forse limitate) conoscenze dei meccanismi e delle personalità dell'italica industria del fumetto, mi erano ben chiare due semplici, fondamentali e non trascurabili regole: si trattava di una iniziativa che avrebbe potuto essere lacunosa (così come lacunosa è la mia conoscenza di alcuni aspetti del mercato, aspetti che possono determinare le fortune e le sfortune di qualcuno) e non seriosa. Non si sarebbe, dunque, trattato di stabilire qualcosa di serio o di screditare qualcuno non presente in classifica, ma solo di fornire delle indicazioni e delle valutazioni sull'anno appena conclusosi e sulle persone che, con il loro agire, avevano determinato le sorti del mercato.
Fatte queste due, doverose, premesse, la classifica quasi di getto si è trasferita dal pennarello a punta grossa che impugnavo su un foglio di carta pieno di appunti vari che avevo sul tavolino innanzi a me. Quello che segue è il (discutibilissimo) frutto delle mie valutazioni.
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Mario Gomboli |
10.
Mario Gomboli; Sembrerà strano, ma questa è la posizione che più mi è stato difficile redigere, sarà forse perché era l'unica che mi metteva in condizione di escludere qualcuno. Alla fine ha prevalso l'idea di segnalare un personaggio che forse non ha svolto un lavoro molto appariscente ma che, nell'anno del cinquantesimo anniversario di
Eva Kant, ha compiuto un lento ma inesorabile, quanto indispensabile processo di rinnovamento delle testate della sua casa editrice. Il 2013 di
Mario Gomboli è stato, dunque, caratterizzato da piccoli passi che hanno confermato quel continuo lavorio svolto con passione, professionalità e competenza intorno (e sul) mondo di
Diabolik, rendendolo sempre più attuale e in sintonia con i tempi. I frutti più evidenti di questo lavoro si vedranno nel 2014, come il cambio di copertinista della serie inedita, l'onore è stato conferito a
Matteo Buffagni (un "giovane" con alle spalle un passato che lo ha già visto impegnato con successo in Italia e negli USA), o la modifica dei loghi delle tre testate da edicola (esigenza che, stando alle dichiarazioni rilasciate dallo stesso Gomboli nel corso di una intervista pubblicata su
Fumo di China 220, è stata resa necessaria dalla difficoltà riscontrata dalle nuove generazioni di edicolanti nel distinguere una collana dall'altra) e il prosieguo, anche se sotto traccia, della produzione delle avventure
ultimate del personaggio (ne abbiamo avuto un saggio sullo speciale
DK). Sullo sfondo prosegue la pre-produzione della serie TV voluta da
Sky, un'occasione unica nel panorama produttivo italiano che basta a segnalare il lavoro svolto da Gomboli (e la sua potenziale influenza sul mercato) tra i più rilevanti del settore.
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Pasquale Saviano |
9.
Pasquale Saviano; il 2013 è stato l'anno della definitiva scalata ai vertici dell'industria del fumetto da
Pasquale Saviano, amministratore di
Pegasus Distribuzioni e
CEO della
RW Edizioni. In meno di un lustro Saviano è passato dal ruolo di distributore puro a quello di editore e distributore, un ruolo che gli permette di controllare e influenzare tutti gli aspetti del mercato del fumetto, dalla produzione alla vendita al dettaglio. Grazie anche al successo del rilancio DC Comics effettuato negli USA, la RW Edizioni è riuscita a far conquistare maggiore visibilità alla casa editrice statunitense, fino a fargli intagliare una significativa quota di mercato. Il lancio di promozioni, non sempre prive di difetti, è riuscito a far accendere la scintilla del collezionismo anche nei cuori dei DC fan italici, al punto che spesso è scattata la caccia all'arretrato (e il susseguente interesse).
Il consolidamento di questa posizione e la eventuale scalata verso posizioni più in vista della classifica, dipende dalla capacità di
Pasquale Saviano e dei suoi collaboratori ad allargare il parco lettori al di fuori dei collezioni, facendo raggiungere la DC Comics anche da coloro che ne conoscono i personaggi ma che non si sognerebbero di comprarne un albetto. Compito arduo, ovvio.
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Gipi |
8.
Gipi; a cinque dalla produzione del suo ultimo fumetto completamente inedito (
LMVDM -
Coconino Press 2008), e con alle spalle tre esperienze cinematografiche (
L'ultimo terrestre - 2011;
Smettere di fumare fumando - 2012;
Wow - 2013),
Gipi torna con un volume inedito (
unastoria -
Coconino Press 2013) e il successo è immediato. L'entusiasmo dei fan e della stampa specializzata passa in secondo piano rispetto all'attenzione che i quotidiani nazionali, le riviste non di settore (basti pensare a
XL di Repubblica) e la televisione (Gipi è stato ospite nell'accogliente salone televisivo di
Concita De Gregorio su
Rai Tre), e proprio sulla poltroncina della ex direttrice dell'
Unità, l'autore ha impartito una preziosissima lezione su cosa è il fumetto e sul suo valore, parole che hanno fatto più bene di molte iniziative di marketing studiate per avvicinare nuovi lettori.
Concita De Gregorio: “Voglio sempre evitare la parola fumetto, perché mi sembra che fumetto sia riduttivo. È riduttivo?”
Gipi: “No. Anzi, secondo me bisognerà abituarsi ad usarla. Lo so, ha un carico strano, che viene da tempi passati, secondo me: ti dice che roba soltanto per bambini, ingenua.”
CDG: “Sì, un po’ un genere minore…”
G: “Eh sì, perché poi viene usata anche in quei termini. Come quando si dice “questo film sembra un fumetto, come se fosse una cosa dispregiativa. Ma i tempi sono cambiati tantissimo.” CDG “E quindi si può dire fumetto?”
G: “Si DEVE dire fumetto. E’ un mezzo potentissimo.”
CDG: “Allora questi sono libri a fumetti?”
G: “Sì.”
CDG: “Beh, però questo è qualcosa in più di un fumetto, se posso dire.”
G: “No, è semplicemente un fumetto fatto bene.”
Per vedere tutta l'intervista condotta da
Concita De Gregorio andate su
www.rai.tv a questo
link.
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Mauro Marcheselli |
7.
Mauro Marcheselli; Quella appena conclusasi è stata un'annata davvero interessante per la
Sergio Bonelli Editore; un'annata nel corso della quale si è registrato il lancio di due nuove testate mensili (
Dragonero e
Orfani), il consolidamento de
Le Storie, l'inizio di una messa a punto di alcune testate classiche soggette a una emorragia di lettori (
Dylan Dog e
Nathan Never), il lancio di iniziative sperimentali periodiche come
Color Tex e
Color Zagor, la progressiva apertura (seppure indiretta) al mercato librario grazie alle
partnership siglate con case editrici come
Bao Publishing,
Rizzoli Lizard,
Mondadori,
Edizioni BD e
NPE e la decisione di adottare il colore come opzione produttiva.
Tutte scelte volute fortemente da
Mauro Marcheselli, direttore editoriale della casa editrice, che si è molto impegnato per esplorare nuove strade narrative e nuovi formati editoriali. Segnali di vitalità, importantissimi segnali di vitalità che devono, però, repentinamente trasformarsi in uno
tsunami produttivo che in breve tempo dovrà avvicinare nuovi lettori e "convertire" nuove generazioni attraverso lo svecchiamento del linguaggio artistico e comunicativo della casa editrice. Il futuro della casa editrice (e la scalata della classifica da parte di Marcheselli), la trasformazione da una solida realtà artigianale a una (altrettanto solida) industriale è più che mai legato a filo doppio a come questa saprà muoversi sul mercato, aprendo ad altre forme d'espressione (Cinema e TV) e al lancio di una piattaforma digitale, ma anche allo studio di nuove forme di comunicazione (sia di marketing che narrative insite all'interno stesso dei fumetti), passi strategici necessari per iniziare a intavolare un dialogo con le nuove indispensabili generazioni di lettori.
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Andrea Ciccarelli |
6.
Andrea G. Ciccarelli; In poco meno di tre anni, la
saldaPress è passata dal ruolo di piccola e marginale casa editrice tra quelle che agiscono sul mercato nazionale a attrice di primo ruolo. I meriti vanno tutti ricondotti a
The Walking Dead e ad
Andrea Ciccarelli, direttore editoriale della casa editrice a cui va riconosciuto il merito di aver individuato, nella sconfinata produzione della
Image Comics, la saga Zombie creata da
Robert Kirkman (merito non da poco se si tiene presente sul nostro mercato molti altri editori hanno acquisito decine di titoli prodotti dalla Image ma hanno snobbato quello che è il più grande successo commerciale e multimediale del decennio) e di aver puntato sul titolo fino a svilupparne tutti i potenziali benefici commerciali. Quando
The Walking Dead era solo un successo editoriale relegato al piccolo mondo della fumetteria, Ciccarelli ha provato a rafforzarne il
brand varando una collana interamente dedicata al mondo dei morti viventi (Z come Zombie), salvo poi entrare nella scia del successo televisivo e differenziare la produzione del suo titolo portabandiera producendone differenti versioni per i differenti mercati in cui il prodotto avrebbe potuto posizionarsi (i classici Paperback in fumetteria, il formato italiano in edicola e i voluminosi compendium in libreria), ottenendo il preziosissimo risultato di portare tanti nuovi lettori al fumetto. L'ultimo (forse non proprio in ordine cronologico) atto di questa crescita consiste nell'acquisizione dei diritti dell'intera produzione della
Skybound di Robert Kirkman;
Thief of Thieves,
Invincible,
Clone,
Witch Doctor... se solo una di queste serie dovesse riuscire a replicare il successo di
The Walking Dead la posizione della
saldaPress non ne uscirà che rafforzata.
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Renato Genovese |
5.
Renato Genovese; per certificare il successo di Lucca Comics & Games basta dare un'occhiata ai numeri. Sull'editoriale di
Loris Cantarelli che apre
Fumo di China 221 (in edicola adesso), leggo:
"numeri da capogiro, per il ventennale della nuova gestione del festival più antico d'Italia, con 217.646 visitatori paganti (tra biglietti giornalieri e abbonamenti fino a tutti e 4 giorni), divenuti 264.454 contando gli accrediti (espositori, stampa e ospiti) e arrivando a stimare oltre 380 mila le presenze complessive, considerando anche gli appuntamenti a libera partecipazione (cosplayer per le strade della città, concerti all'aperto, mostre di Palazzo Ducale, incontri con gli autori). Con questi risultati, il festival internazionale del fumetto [...] nel mondo si posiziona secondo soltanto dopo il Comiket di Tokyo, superando le presenze del festival di Angouleme e del Comic-Con di San Diego".
Un riscontro straordinario che certifica il successo della formula organizzativa, il gradimento da parte del pubblico, la non sussidiarietà del fumetto (e di tutto l'immaginario che, tra cinema, TV, animazione e giochi, gli ruota intorno o intorno al quale il fumetto ruota) e la rilevanza economica di questo mondo. Un successo condizionato, però, dalla capacità di rivedere un po' la formula, una revisione che non trascuri la centralità del commercio e della forza economica del festival, ma che si preoccupi anche di riportare a misura d'uomo la fruizione dei tanti eventi organizzati, creando spazi più larghi in cui poter fare le file e interagire con i propri beniamini, evitando le situazioni al limite della sopravvivenza viste negli ultimi anni (e chiunque sia stato nel padiglione Napoleone mentre Zerocalcare e Leo Ortolani autografavano albi l'uno di fronte all'altro capirà di cosa parlo); intenzioni, in ogni caso, già manifestate dal direttore della manifestazione toscana che, durante una conferenza indetta alla vigilia di natale per fare il punto della situazione sul festival, ha annunciato una vera e propria rivoluzione:
"Alcune aree (per ora poche) saranno letteralmente sradicate e catapultate altrove ma, attenzione: non per andare a vivere la stessa vita da un’altra parte, ma per trasformarsi – ad esempio – da semplice palazzo superaffollato in intero quartiere, un distretto tematico fatto di piazze e strade oltre che di funzioni: culturali, culinarie, didattiche, fashion ed etnicamente tematiche. E proprio a due passi dagli altri padiglioni. Nata come necessità, questa rivoluzione di fatto sta diventando una vera e propria opportunità che ho vissuto in varie fasi: esame delle aree sulle mappe, visite e sopralluoghi, consultazioni con i vari coordinatori, prima decisione di massima, pausona di riflessione, brainstorming finale e decisione unanime conclusiva" (cliccate
QUI per leggere il resoconto integrale della conferenza)
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Michele Foschini |
4.
Michele Foschini; il 2013 è stato l'anno della definitiva consacrazione della
Bao Publishing e di
Michele Foschini. Dopo anni di volumi e iniziative editoriali spesso molto differenti tra loro è apparso finalmente chiaro il progetto editoriale della casa editrice: creare un catalogo costituito da titoli molti diversi tra di loro, spesso addirittura antitetici, ma tutti accomunati da un minimo comune denominatore, la qualità. Qualità delle opere, degli autori e della stampa. Un lavoro lento che ha richiesto parecchio impegno prima del suo coronamento. Il rilancio di un autore come
Terry Moore,
Rasl di
Jeff Smith,
Saga di
Vaughan e
Staples,
Cyril Pedrosa,
Zerocalcare, la scuderia degli autori italiani, il sapiente ripescaggio di opere pubblicate dalla
Sergio Bonelli Editore,
La Lega degli Straordinari Gentlemen di
Moore e
O'Neill (tirata d'orecchie per il formato penalizzate in cui l'opera è prodotta!), il pluripremiato
Nao di Brown, una piccola collezione di gioielli citati solo in rappresentanza di una piccola parte della produzione della casa editrice. Una scelta di qualità che, con il tempo si sta trasformando anche in un successo commerciale e mediatico, un successo che sta proiettando la casa editrice tra le più importanti interpreti del panorama del fumetto italiano.
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Roberto Recchioni |
3.
Roberto Recchioni; c'è una sequenza di immagini che mi torna molto spesso in mente, è la scena finale di
Staying Alive, film diretto da
Sylvester Stallone e interpretato da
John Travolta, seguito de
La febbre del sabato sera. Sul finale, John Travolta, convinto dei propri mezzi e più che mai sicuro di se fissa lo spettatore negli occhi e alla domanda
"dove vai?" risponde:
"vado a farmi il mondo". Il 2013 è stato l'anno in cui Roberto Recchioni, raccolti i frutti di una decennale carriera, è uscito di casa per andare a farsi il mondo.
Il sigillo creativo apposto su
Long Wei, miniserie lanciata da
Aurea Editoriale e affidata alle sapienti mani di
Diego Cajelli.
La possibilità di dare libero sfogo alla propria fantasia sulle pagine della collana antologica
Le Storie ne ha rafforzato la veste di autore.
Il lancio di
Orfani,
il più ambizioso mensile da edicola di questo primo scorcio di millennio. Novantaquattro pagine interamente a colori rivolte a un pubblico non necessariamente appartenente alla schiera dei fedelissimi delle pubblicazioni della
SBE. Un lancio studiato a tavolino per essere multimediale e trasversale, con una risonanza sulla carta stampata e sul web senza precedenti per una pubblicazione Bonelli.
Il conferimento del ruolo di curatore di
Dylan Dog (ruolo che, stando a quello che si mormora in giro, pare gli sia stato affidato dallo stesso
Tiziano Sclavi) bisognoso più che mai di un massiccio
restyling e di un accurato rilancio. Un lavoro ingrato e stimolante che lo vede impegnatissimo a coinvolgere autori dalla sensibilità diversa da quelli generalmente al lavoro in casa Bonelli (si parla di
AKAb,
Ausonia,
Gipi,
Zerocalcare,
Ortolani e, pare,
Fior) e a rinnovare un formato editoriale fin troppo figlio dei tempi in cui il personaggio fu concepito (la struttura caratterizzata dall'episodio autoconclusivo privo, o quasi, di trame dalla
continuity orizzontale, sarà apparentemente sostituita da quegli archi narrativi che identificano le attuali serie TV); il ritorno dell'horror e la necessità di rendere meno rassicuranti le trame dell'indagatore dell'incubo.
Il successo di queste iniziative, i cui frutti si vedranno solo tra qualche mese, potrebbero far crescere ulteriormente le quotazioni dell'autore romano o, speriamo di no, ridimensionarne la posizione in classifica (ma non le abilità).
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Simone Airoldi |
2.
Simone Airoldi; nome forse non molto noto tra gli appassionati di fumetto, Simone Airoldi è uno dei fondatori di
Marvel Italia, costola italiana della
Marvel Comics fondata nel 1994, successivamente trasformatasi in
Panini Comics. Responsabile del potentissimo ufficio marketing della casa editrice e più recentemente divenuto
direttore del Mercato Italia della multinazionale modenese, Airoldi è sicuramente uno degli artefici della nuova e più intraprendente attività editoriale della Panini. Una attività che ne ha visto triplicare la proposta editoriale e con tutta probabilità raddoppiare la quota di mercato, trasformando la
Panini Comics, anche grazie alla recente acquisizione del catalogo e delle pubblicazioni
Disney (acquisizione che chiude un cerchio virtuale apertosi circa vent'anni fa quando Airoldi decise di lasciare gli uffici della
Disney Italia per accettare la sfida di lanciare la
Marvel Italia), nel principale editore del nostro mercato. Una attività apparentemente inarrestabile che, però, dovrà scendere a patti con la crisi che sta colpendo l'Italia (non il settore del fumetto) e con la necessità di garantire i vecchi e rodati canali di vendita senza arrestare la ricerca di nuovi e remunerativi sbocchi commerciali.
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Marco Marcello Lupoi |
1.
Marco M. Lupoi; fino a qualche anno fa le critiche che più spesso venivano rivolte alla
Panini Comics erano quelle riguardanti un certo immobilismo editoriale e una discreta "tirchieria" nel lanciarsi in nuove pubblicazioni e nella sperimentazione di nuovi formati editoriali. Lo sbarco sul mercato italiano degli spagnoli della
Planeta DeAgostini, portatori di una mentalità nuova (forse fracassona, ma sicuramente efficace), avrà destato qualcuno in quel di Modena fino a decidere di pigiare sull'acceleratore della produzione e dar vita a una nuova
Panini Comics, capace di trasformarsi in un caleidoscopio editoriale che spazia dalla proposta di materiale prodotto al proprio interno fino al recupero di alcune delle migliori opere prodotte in ogni luogo e latitudine del mondo. Il progetto editoriale si è allargato a dismisura e
Marco M. Lupoi,
direttore editoriale della
Panini Comics, si è fatto artefice dell'acquisizione e della valorizzazione di decine e decine di personaggi e testate che, grazie alla cassa di risonanza fornita dalla casa editrice che da quasi un ventennio si occupa del catalogo
Marvel, hanno avuto l'opportunità di presentarsi su un proscenio meno elitario e più maturo a godersene la qualità. L'acquisizione del
publishing da edicola della
Disney Italia (avvenuta proprio nel momento in cui le malelingue contavano i giorni che restavano alla Panini prima che la filiale italiana della multinazionale statunitense le sottraesse i diritti delle pubblicazioni Marvel) è stato un autentico colpo da maestro, nonché una deliziosa ciliegina sulla torta di una stagione meravigliosa.
6 commenti:
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Bella idea, e grazie di tutto il lavoro di quest'anno! "Si DEVE dire fumetto. E’ un mezzo potentissimo" ;-)
non sono d'accordo su metà dei personaggi (e Marcheselli solo al settimo posto mi sembra davvero fuori dal mondo)... ma ovviamente va bene così: una classifica del genere, al momento, può essere realizzata solo per gioco.
Ovvio, un po' per gioco e un po' per provocare una discussione (costruttiva e divertente, bando alle polemiche acrimoniose da social!)
Marcheselli dovrebbe essere primo, Lupoi secondo. Poi i distributori.
Lupoi sempre dietro Airoldi
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