ROB LIEFELD: "LE BIG TWO STANNO PROVANDO A SOSTITUIRE I TALENTI CON MODELLI PIU' ECONOMICI, SIANO ESSI DOMESTICI O STRANIERI"
Hawkman uno dei personaggi consegnati dalla DC nelle mani di Rob Liefeld con l'intento dal salvarne la serie dalla probabile chiusura |
Durante il periodo di chiusura estiva di questo blog nel mondo del fumetto sono accadute diverse cose interessanti delle quali, proprio a causa della mia assenza, non ho parlato in "tempo reale". Su alcuni di questi avvenimenti, però, mi sono ripromesso di tornare non appena avessi avuto un attimo di (relativa) calma.
Forse non avrà fatto molto scalpore, ma a me ha molto colpito il repentino e violento abbandono della DC Comics da parte di Rob Liefeld. Che il creatore di Deadpool e Supreme (tra gli altri) fosse un fiume in piena e che amasse ricorrere all'utilizzo massiccio di twitter ve l'ho avevo già anticipato diverso tempo fa (per la precisione QUI), ma che addirittura decidesse di dimettersi in diretta e di non lesinare sulle critiche ai suoi ex-datori di lavoro davvero non me lo aspettavo. E pensare che la DC Comics aveva puntato molto sull'autore affidandogli, nella seconda fase del New 52, il rilancio di ben tre testate a rischio chiusura; una mossa "disperata" che la diceva lunga sul credito che Liefeld godeva presso la casa editrice. Proprio la gestione di queste tre testate e, a detta dell'autore, le continue ingerenze da parte degli editor, ne hanno scatenato la frustrazione e il malumore, determinando la cause che lo hanno spinto al polemico abbandono (non a caso i primi due messaggi lanciato nel web da Liefeld erano diretti contro uno degli ex-editor della casa editrice, quel Brian Smith che lo stesso extremo disegnatore dice di aver fatto licenziare).
Hawk and Dove Prima testata del New 52 affidata alle cure di Rob Liefeld... che in questo caso non ha fatto miracoli |
Ma le motivazioni principali delle sue dimissioni vanno ricercate nella "Massiccia indecisione, nei cambiamenti fatti all'ultimo minuto, e intendo all'ultimo minuto. Negli scontri con gli editor per vedere chi ce l'ha più lungo" e "La scorsa settimana il mio editor mi ha detto 'prima avevamo molti autori indie al cui lavoro non apportavamo cambiamenti né effettuavamo riscritture...era tutto più difficile. Oh, no, parlo proprio a gente come te".
Al di là della veemenza, insomma, le critiche di Liefeld non sono molto diverse nei contenuti da quelle fatte di recente da Greg Rucka, Mark Waid o Ed Brubaker (solo per citarne alcuni) nei confronti delle nuove e più aggressive (in fatto di rapporti con gli autori) politiche adottate da Marvel e DC. Quello che mi sorprende è il velato attacco che l'autore fa agli autori stranieri - autori che hanno massicciamente rimpolpato gli staff delle Big Two - rei di svolgere gli incarichi loro affidati senza profferire parola ma limitandosi a eseguire gli ordini ciecamente e senza entrare nel merito delle storie; oltre al fatto che, sempre secondo Liefeld, il pagamento in dollari rende gli autori europei e sudamericani molto più a buon mercato di quelli statunitensi.
Sta di fatto, però, che nel rapporto tra l'autore di Youngblood e la DC Comics l'unica a trarne benefici non è stata la casa editrice. Mentre il disegnatore prestava la sua arte alle collane della casa editrice, tornando - anche grazie alla sua innata simpatia e al suo stile sbilenco ma adrenalinico e spettacolare - in voga nel panorama fumettistico d'oltreoceano, sotto il marchio della casa editrice che venti anni fa contribuì a fondare (prima di essere messo alla porta e poi accolto come un figliol prodigo) ha rilanciato, affidandole ad altri autori, alcune delle sue serie più famose, sfruttando di fatto il momento di "gloria" offertogli dalla DC. Dato per assunto, dunque, che i tempi sono cambiati e che le Major esercitano un controllo molto più stretto sui personaggi di propria proprietà (anche e soprattutto per il potenziale sfruttamento cinematografico del personaggio anche più improbabile - vedi Rocket Raccoon - e nella consequenziale necessità di creare un canale di comunicazione tra questi due mezzi e, soprattutto, tra gli utenti di queste due differenti forme di intrattenimento agevolandone lo scambio e il travaso da una mezzo all'altro), nel momento in cui si accetta di lavorare a una o più serie appartenenti a un universo narrativo "coerente" non si è consapevoli di essere solo parte di un ingranaggio molto più grande e complesso? Ha senso scandalizzarsi quando qualcosa va storto? E anni e anni di critiche e lamentele sollevate dagli autori che hanno preceduto quelli attuali sono, dunque, cadute nel vuoto? Possibile che le esperienze altrui non servano a nulla nel comicdom statunitense? Possibile che un autore, prima di scandalizzarsi e chiedere che sia fatta giustizia, debba sbattere con il proprio muso contro una situazione spiacevole?
Batman and Dove |
1 commento:
Be' per avere il coraggio di dirlo ha dovuto litigarci... bravo Liefeld, meglio tardi che mai ;-)
e comunque buon per gli italiani, bravi al di là di queste basse motivazioni delle big 2
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