TERRY MOORE: "AMO LE DONNE E PER QUESTO CERCO DI RACCONTARLE"
particolare della copertina del primo volume di Rachel Rising (Bao Publishing) |
Terry Moore è un autore atipico e controcorrente: sin dagli anni '90 ha deciso di lavorare nel campo del fumetto occupandosi di personaggi propri, gestiti esclusivamente da lui e pubblicati per una casa editrice di sua proprietà (gli Abstract Studios, fondati e gestiti in coppia con la moglie), anticipando di due decadi uno dei trend più in voga del momento; se questa scelta produttiva non fosse da sola sufficiente a evidenziare il suo coraggio e la peculiarità delle sue opere, bisogna allora aggiungere che Moore produce solo fumetti in bianco e nero (scelta - economica - clamorosa nel variopinto mondo dei comics a stelle e strisce) e non supereroistici. Ciò nonostante opere come Strangers in Paradise, Echo e la neonata Rachel Rising hanno conquistato (e continuano a conquistare) migliaia e migliaia di lettori in tutto il mondo, a dimostrazione che c'è una grossa richiesta di percorsi diversi. Grazie all'intermediazione di Caterina Marietti e Michele Foschini (il dinamico duo responsabile della meritoria Bao Publishing) ho recentemente intervistato Terry Moore (intervista pubblicata sulle pagine di Mega 183), quello che ci siamo detti ve lo propongo qui di seguito.
Una suggestiva copertina per la serie Rachel Rising |
Da pochi giorni in Italia è stata pubblicata Rachel Rising, in ordine temporale, l’ultima tua opera. Una serie che,a differenza delle altre che comunque non sono propriamente della commedie, si basa su presupposti davvero oscuri e strazianti. Ci racconteresti come è nata l’idea per Rachel Rising e cosa ti ha spinto a scrivere una storia dal sapore horror?
L’idea di Rachel Rising è la stessa di tutte le mie altre storie: una donna che lotta per la sopravvivenza in un mondo crudele. Questa volta la storia è horror, genere che ho sempre amato. La prima storia che ho mai scritto, a tredici anni, era horror.
Nel corso della tua carriera hai realizzato diverse opere affrontando per ognuna di esse generi narrativi sempre differenti, dalla Drama di Strangers in Paradise al thriller/horror di Rachel Rising, senza trascurare la bella serie fantascientifica Echo. Tutte incursioni che hanno una sola costante: la tua attenzione si sofferma su una (o più) donne. Come mai le protagoniste delle tue opere sono sempre donne? Cosa ti attrae della figura femminile e cosa ti spinge a raccontarle?
Scrivo di donne perché le amo. E mi piace l’idea di donne alle prese con problemi maschili. Come si comporterebbero? Nelle mie storie, risolvono le situazioni molto bene, per fortuna.
Le protagoniste delle tue storie sono tutte al tempo stesso fragili ma determinate. Incerte sul da farsi ma abili a prendere decisioni anche difficili e a pagarne le conseguenze… c’è una donna in particolare che hai usato a modello per i tuoi personaggi?
No, solo donne forti in generale. Sono sempre stato attratto da donne coraggiose. Questo non vuol dire che siano temerarie, ma solo che, in caso di necessità, hanno il coraggio di agire.
Un'altra bella copertina tratta dalla serie Rachel Rising |
Sei uno dei pochissimi autori statunitensi che ha da subito deciso di intraprendere la strada dell’autoproduzione delle sue opere, lavorando su personaggi di tua proprietà dei quali detieni il controllo assoluto. Una scelta davvero coraggiosa che, adesso, molti altri autori d’oltreoceano stanno iniziando a valutare con interesse. Quanto è stato difficile inizialmente intraprendere questo percorso produttivo? Sei mai stato sul punto di essere convinto nell’affidare le tue creazioni a una major?
All’inizio è stato difficile ed è diventato sempre peggio con il passare degli anni. È più facile entrare nel mondo del fumetto che rimanerci. Sono stato tentato di arrendermi e di vendere tutto, ma poi ho continuato per la mia strada. Sono contento di averlo fatto. Gestire un proprio fumetto è come avere una propria band. Tutti vogliono una propria band, no? Perché abbandonarla per unirsi a quella di qualcun altro?
Intraprendere il percorso della autoproduzione e del controllo dei tuoi personaggi è stata da subito una scelta consapevole?
No, ho passato un paio di anni a fare ricerche, leggere e andare alle fiere per scoprire come funzionasse l’industria del fumetto. Alla fine, è stato Jeff Smith a convincermi a provare con l’auto-pubblicazione. Sono contento di averlo fatto.
Quali sono le difficoltà cui si va incontro vestendo i panni di editore e autore completo?
Il problema più ovvio di lavorare per me stesso è che non posso licenziarmi, e a volte me lo meriterei. Sono un dipendente pessimo. Ma il problema più grande è che fare l’editore è un lavoro concreto, mentre scrivere e disegnare no. Per essere creativo, devo lasciare che la mia mente girovaghi e fantastichi, dimentica dei problemi quotidiani. Passare da un aspetto all’altro non è così facile e immediato, così mia moglie si occupa degli affari e io libero la creatività.
Cliff, la mascotte della Bao Pubblishing nell'interpretazione di Moore |
Negli ultimi tempi negli USA, soprattutto in seguito alla produzione delle pellicole cinematografiche ispirate ai fumetti dei supereroi, c’è un forte dibattito sul diritto d’autore e sulla proprietà dei personaggi. Un dibattito che sta creando una spaccatura sempre più evidente tra autori e case editrici (soprattutto Marvel e DC). Qual è la tua opinione in proposito e da che parte stai?
Mi tengo fuori da questa faida. Ovviamente i miei precedenti dimostrano che preferisco lavorare su mie storie.
Recentemente, più o meno mentre portavi a termine le vicende narrate su Echo, hai collaborato proprio con la Marvel, per la quale hai realizzato un bel ciclo narrativo per Runaways e una miniserie con protagonista la Mary Jane adolescente di MJ loves Spider-Man. Come è stata questa esperienza? Cosa differisce nel tuo approccio alla storia e ai personaggi quando lavori su creazioni la cui proprietà e il controllo non sono a tuo esclusivo appannaggio?
Lavorare su opere e personaggi di qualcun altro è come essere il terzo marito: ci potrà essere rimasto dell’amore, ma i bambini non si fideranno mai di te. Pensateci: lavori su una serie che non hai creato, con un pubblico che non hai attirato tu. Quasi come se il frontman di una band abbandonasse il palco durante un concerto e ti buttassero lì davanti a tutti, dicendoti “Fa’ qualcosa!” Così fai del tuo meglio e speri che nessuno cerchi di ucciderti. Ma ti senti sempre in prova, e guadagnarsi la fiducia dei lettori con il tuo stile è molto difficile. Non è un lavoro per i deboli di cuore. Ma... quando funziona, è FANTASTICO!
Nell’ultimo decennio l’industria cinematografica sembra guardare con sempre maggiore attenzione alle produzioni fumettistiche. Oltre ai brand delle major, infatti, Hollywood sembra essersi accorta anche dei prodotti degli indipendenti che, da Kick-Ass a The Walking Dead, approdano sul grande e piccolo schermo con grande successo. C’è stato un interessamento per le tue opere? A che patto cederesti l’adattamento di un tuo fumetto all’industria cinematografica? Che sensazione proveresti nel cedere ad altri il controllo delle tue opere?
Sono in vendita, solo che non sono economico... e non voglio che venga realizzato qualcosa di osceno. Sono molto puntiglioso. Echo è sotto contratto per un film. Rachel Rising è in trattative per una serie televisiva. SiP non è sotto contratto perché nessuno a Hollywood leggerebbe mai un libro di 2300 pagine.
Echo |
(Terry Moore in questo caso ha, con tutta probabilità frainteso la domanda. Così, invece di presentarci le sue opere passate ci ha parlato, con entusiasmo, della casa editrice che lo sta pubblicando adesso in Italia - NdStefano)
BAO è un grande editore, fatto di belle persone con buon gusto che fanno ottimi fumetti di grande qualità. Li ho incontrati a Torino e poi a San Diego, andiamo molto d’accordo e spero di lavorare con loro a lungo.
Le tue opere sono sempre state realizzate in bianco e nero, una scelta, credo economica, ma a questo punto credo anche una tua precisa volontà artistica. Quanto è difficile farsi strada in un mercato, come quello statunitense, caratterizzato dalla forte presenza del colore? In futuro credi che realizzerai qualcosa a colori?
Echo e Rachel Rising sono entrambi disegnati per essere colorati in seguito, quando me lo potrò permettere. Il problema è proprio questo, i costi di qualcuno che lo colori. Le mie vendite non sono così alte da coprire questi costi, ma ho realizzato i disegni in modo tale da lasciarmi aperta questa possibilità. Inoltre, sono molto puntiglioso, e mi piacerebbe lavorare a stretto contatto con il colorista.
E a proposito del mercato dei comics statunitense: come si fa a farsi notare con opere in bianco e nero e senza supereroi, in mercato dove, con poche rare eccezioni, la classifica di vendite è caratterizzata da variopinti uomini in calzamaglia?
Copertina di Spider-Man Loves Mary Jane |
Non so. Cerco solo di realizzare il miglior fumetto possibile. I testi, i disegni, tutto deve migliorare ogni mese che passa perché la concorrenza alza sempre il tiro e i lettori si fanno più furbi. Non puoi offrire un fumetto con lo stile degli anni 90 a un lettore attuale, è tutto cambiato. Devi tenerti aggiornato, scrivere del mondo attuale. Per questo, cerco di scrivere una grande serie, e poi lo disegno. Poi lo lanciamo nel mercato senza alcuna pubblicità e speriamo che vada bene. In qualche modo, sono riuscito a sopravvivere così per 20 anni, grazie al mio lavoro. Non so spiegarmelo, ma ne sono molto soddisfatto.
Negli ultimi anni sei venuto abbastanza spesso nel nostro paese, in occasione di fiere e convention, che impressione ti sei fatto degli appassionati italiani e dell’Italia in genere?
Come si potrebbe non esserne entusiasti? L’Italia è fantastica, i fan sono vivaci e propositivi. Gli uomini sono divertenti e interessanti, le donne intelligenti e belle, il cibo fantastico e le città romantiche. È per questo che continuo a tornare. Sono stato in Italia più che in qualsiasi altra nazione. Mi sento a casa, e non è una cosa che mi capita spesso di provare all’estero.
Parlami del tuo futuro. Quanto durerà Rachel Rising? Hai già altre idee per le prossime opere alle quali ti dedicherai dopo la sua conclusione?
Rachel Rising durerà 30 numeri. Ho già altre tre serie in testa e non vedo l’ora di cominciare!
Il cast di Strangers in Paradise |
2 commenti:
Mi sa che il cognome Moore renda tutti una garanzia. Ha un qualcosa di magico.
" Gestire un proprio fumetto è come avere una propria band. Tutti vogliono una propria band, no? Perché abbandonarla per unirsi a quella di qualcun altro? "
" Quasi come se il frontman di una band abbandonasse il palco durante un concerto e ti buttassero lì davanti a tutti, dicendoti “Fa’ qualcosa!” Così fai del tuo meglio e speri che nessuno cerchi di ucciderti. Ma ti senti sempre in prova, e guadagnarsi la fiducia dei lettori con il tuo stile è molto difficile. Non è un lavoro per i deboli di cuore. "
Terry, secondo me, è il cartoonist che voleva essere Bono Vox, come quella ragazza che voleva essere Death in un vecchio fumetto Vertigo. Ha la sindrome da abbandono del singer che partecipa ad un progetto e poi passa oltre , come le tante cantanti dei Delta V o gli interpreti dei songs dei Planet Funk. Un paio di numeri di Generation X ( matite di Tomm Coker ndr ) e poi via, di nuovo, per altre avventure b/n nel solco dell'autoproduzione. Ha le spalle larghe il signor Moore. Non deve esser facile reggersi sulle proprie gambe in un mercato dove sparano ad alzo zero le due Big Guns. Come il bombardamento di Dresda e Terry in piedi tra i cocci con una fionda. Nemmeno le Stray Bullets di Lapham hanno saputo opporre un efficace fuoco di sbarramento. In bocca al lupo, Terry ! Spero che tuo fratello Alan scriva per te la storia di un Alice ( non quella di Lost Girls ) che combatte le Majors Mobs in un team con Stray Kruel Kat, una combo di Sachs & Violens e The Boys. In b/n. Se sarà un successo, tuo fratello Michael potrà trarne un film in stile docudrama incontra The Rocky Picture Show con la voce di tuo fratello Roger nel ruolo del Narratore. Excelsior !
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