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PRIMO, UN (ANTI)EROE ITALIANO - INTERVISTA A MARCO RIZZO

Primo
copertina di Lelio Bonaccorso
per il volume edito da Edizioni BD  

Marco Rizzo è una persona che, nell'ambito del mondo del fumetto, non ha bisogno di presentazioni.
Fondatore di Comicus, forse il più frequentato sito italiano di informazione sui fumetti, sceneggiatore, giornalista, editor e traduttore (per Magic Press, Edizioni BD e PaniniComics), Marco è in procinto di arrivare in fumetteria con due volumi. Primo, fumetto supereroistico "vintage", e Marco Pantani, cronistoria degli ultimi giorni del Pirata, entrambi realizzati in coppia con Lelio Bonaccorso.


L'uscita di questi due volumi, e l'amicizia che ci lega con Marco, ci ha spinto ad effettuare questa prima intervista appositamente realizzata per il Comix Factory, una intervista che si spera inaugurerà un appuntamento fisso di inedite chiacchierate con gli autori delle nostre amate nuvole parlanti. L'intervista, raccolta via mail, è stata divisa in due parti. Per leggere la seconda parte vi do appuntamento a mercoledì 19 gennaio.


I N T E R V I S T A    A    M A R C O    R I Z Z O 
[p r i m a    p a r t e]



Marco Rizzo


Ciao Marco, è con un certo imbarazzo che ti intervisto… un po’ perché questa è la prima intervista che faccio appositamente per il Blog e un po’ perché ci conosciamo da talmente tanto tempo che non so da dove cominciare. Per questo forse è meglio cominciare dall’attualità. A breve sarà disponibile in fumetteria la tua ultima opera, intitolata PRIMO. Di cosa si tratta?


L’imbarazzo allora è reciproco! :o)
È un fumetto di supereroi, ambientato in Italia. Lo so, mi piacciono le sfide. Diciamo che è un fumetto di supereroi dove il protagonista è un villain, e che è ambientato nel nostro paese in un arco di tempo che parte dagli anni ’30 e arriva ai giorni nostri. C’è spazio per un po’ di satira sociale, di elementi storici e di metafumetto. Lascio ai lettori il piacere di scoprire come si lega tutto questo, spero divertendosi. Altrimenti è tutta colpa del disegnatore.

Dopo l’ucronia di Pianeta Rosso, la tua fantasia di scrittore è stata rapita da una altra realtà ucronica, quella dell’Italia fascista e del Superuomo. Cosa ti affascina di queste interpretazioni alternative della storia ufficiale? È il tuo modo di raccontarci la realtà che ci circonda attraverso la finzione della fantasia?

In realtà, non è un ucronia vera e propria, proprio come le storie degli Invasori o di Capitan America non sono o erano prodotti ucronici in senso stretto. Più che sulle conseguenze di determinate “deviazioni” nella storia, come era con Pianeta Rosso (che io e Roberto speriamo presto di riproporre in una versione riveduta e corretta), prendiamo spunto da certi accadimenti. Con Primo, partiamo dalla domanda: “cosa sarebbe successo se anche l’Italia fascista avesse avuto il suo supersoldato?”. E poi ipotizziamo, in breve, che il nostro super-anti-eroe sia come un’ombra tetra che si allunga sulla storia d’Italia, sublimando nella sua figura certi mali del nostro paese. Inoltre, una scelta alla base della trama rende meno importante di quanto possa sembrare la sua presenza ai crocevia della storia. Certamente è il mio modo di raccontare la realtà che ci circonda/va. Gli esempi sono tanti e illustri, speriamo se non di essere all’altezza almeno di incuriosire e catturare i lettori.

Primo tavola 2
illustrazioni di Lelio Bonaccorso
(cliccate sull'immagine per ingrandirla)



Il tuo partner artistico su Primo sarà Lelio Bonaccorso con il quale già hai realizzato Peppino Impastato e ti accingi a dare alle stampe Marco Pantani. Come è nato questo connubio artistico?

Peppino Impastato
(beccogiallo)
Cercavo un disegnatore bravo e bello che compensasse il mio aspetto fisico e le mie incapacità artistiche.
Scherzi di circostanza a parte, Lelio è un amico, del “solito giro” degli autori siciliani a Palermo, quel gruppo di amici composto da gente del calibro di Roberto Di Salvo, Giovanni Di Gregorio, Claudio Stassi, Sergio Algozzino, Manlio Mattaliano, Marco Failla o Gianluca Gugliotta. E tutto lo staff della scuola del fumetto di Palermo. È proprio lì che l’ho conosciuto: io insegnavo e lui era uno studente. Adesso sono io a imparare da lui tante cose, soprattutto su come corteggiare le fanciulle.

Che ritratto hai fornito di Pantani. Vittima di un sistema o bieco imbroglione (io propendo per la prima)?

Propendo anche io per la prima. Certo, forse la mia idea è un po’ deviata dalle interpretazioni e dai commenti di Brunel, l’autore del libro da cui è tratto il fumetto. Credo, in ogni caso, che qualunque cosa sia successa in quella stanza d’albergo a Rimini il 14 febbraio 2004, Marco Pantani era stato condannato a morte dall’opinione pubblica e da un sistema che cercava un capro espiatorio.

La tua attività di scrittore è caratterizzata da opere di inchiesta giornalistica (Ilaria Alpi, Peppino Impastato, Marco Pantani, Mauro Rostagno) e racconti di pura fiction. Come scegli a quale filone letterario dedicarti?

Devo dire che un po’ lo scelgono gli editori. Il successo di Ilaria e Peppino mi ha “marchiato” agli occhi di editori e lettori, che avranno dimenticato roba come Pianeta Rosso (a proposito, complimenti per la memoria). Mi trovo a mio agio, è chiaro, visto che rispolvero nella maniera che più mi piace la formazione da giornalista. Ma la fiction è una bella valvola di sfogo per la fantasia. Su come mi regolo, dipende semplicemente da umori e influenze del momento.


una tavola da Marco Pantani
(tratta dal blog di Bonaccorso)




[1 - Continua]



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