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TODD McFARLANE: "LANCIAI SPIDER-MAN IN VETTA ALLA CLASSIFICA DI VENDITE, MA POI ALLA MARVEL MI CHIESERO DI NON INCASINARGLI LA LORO ICONA"


una spettacolare copertina
realizzata da Todd McFarlane
per la serie Spider-Man

Da alcuni giorni è stato distribuito in tutte le fumetterie un volumone gigante contente tutto il ciclo di episodi realizzati da Todd McFarlane per la serie Amazing Spider-Man. Sebbene il tratto dell'artista canadese possa oggi sembrare un po' troppo figlio degli anni '80 (i personaggi con le spalline sono davvero inguardabili), le tavole appaiono ancora oggi elettrizzanti e dinamiche e il suo Uomo Ragno ha rappresentato   davvero un momento fondamentale nella storia del fumetto statunitense. Il successo di Todd McFarlane all'epoca fu straordinario, al punto che, con un manipolo dei migliori disegnatori in forza alla Marvel, l'autore creò la Image Comics, prima casa editrice indipendente messa su in pochi mesi e senza alcun progetto editoriale, se non la voglia di indipendenza dei suoi fondatori, in grado di competere con le Big Two.

Copertina dell'Omnibus
recentemente pubblicato dalla
Panini Comics
Per meglio capire l'importanza storica della nascita della Image (casa editrice che oggi, forse ancora senza un progetto editoriale ben preciso, se non la voglia degli autori di sottrarsi al gioco e al controllo - creativo ed economico delle Major - conferma la sua posizione di terza forza sul mercato, nonché di essere l'unica casa editrice che pone al centro della sua produzione la creatività) e il ruolo di Todd McFarlane, vi propongo questa intervista realizzata da Comics Bulletin in occasione del ventesimo anniversario della fondazione della casa editrice.

Prima di lasciarvi alle parole di McFarlane, bisogna ricordare che il periodo che intercorse tra la fine degli anni '80 e la prima metà dei '90 ha rappresentato un periodo (commercialmente) irripetibile per la storia del fumetto statunitense. Grazie soprattutto all'intervento degli speculatori (gente poco interessata a leggere fumetti, ma incantata dal sogno di arricchirsi acquistando e vendendo copie "ultra-rare" e introvabili) i comics diventarono un fenomeno di moda incredibile; i primi numeri delle nuove serie di Spider-Man, X-Men e X-Force (disegnati rispettivamente da Todd McFarlane, Jim Lee e Rob Liefeld) vendettero svariati milioni (!) di copie e i loro autori erano considerati delle star di prima grandezza, contese anche dalla TV (Liefeld fu testimonial della Levis). In questo contesto un gruppo di autori (tra i più amati) cominciò a sognare...

Comics Bulletin: Sei stato uno dei principali artefici tra i fondatori della Image.

Todd McFarlane: Se andiamo indietro nel tempo, molto indietro in principio c'era Erik Larsen che iniziava a essere un po' disincatato, Erik e Rob Liefeld stavano chiacchierando e parlavano dell'eventualità di autoprodursi le proprie opere. Mi intromisi nella conversazione; all'epoca eravamo tutti in buoni rapporti, lavoravamo nello stesso studio. E così cominciammo a parlare addentrandoci un po' di più nella questione, questione che alla fin fine era: se noi cominciassimo ad autoprodurci i nostri lavori, non sarebbe stato bello se avessimo cominciato a farlo tutti insieme contemporaneamente? Che tipo di impatto avrebbe prodotto? E sono certo che le prime volte che ne abbiamo parlato abbiamo finito per riderci su, ma credo che più provavamo a pensarci su, più cominciavamo a metterci in moto. 

Quando arrivammo al punto di partire, ci chiedemmo "Davvero desideriamo fare questo salto?" e tutti insieme rispondemmo :"Sì." Ero semplicemente pronto a lasciare la Marvel. Mi sentivo sempre più lontano dalla Marvel, e mi accingevo a diventare papà per la prima volta, a quel punto ero pronto a lasciare qualsiasi cosa. 

Così mi presentai in ufficio e dissi: "Lascio adesso e comincerò a lavorare sulla mia nuova serie." E così Erik asserì, "Okay." E Rob asserì, "Okay." Ma io avvertivo che solo tre di noi non sarebbero stati sufficienti. 
una splash page tratta Amazing Spider-Man

Successivamente andammo a New York per andare alla Marvel e comunicare loro che stavamo lasciando. Credo che in quel momento a New York si stesse svolgendo qualche Convention fumettistica, e Jim Lee era presente come ospite. Lo chiamammo in disparte e gli mostrammo i dati di vendita. Salì a bordo davvero molto velocemente. Jim conosceva Whilce [Portacio] e così lo coinvolse. In men che non si dica eravamo diventati in cinque e stavamo per andare alla Marvel per comunicargli la nostra decisione di lasciare. Quel giorno, in quello stesso albergo nell'atrio mi imbattei in Marc Silvestri. Voglio dire, se Marc avesse alloggiato in un altro albergo, forse avrei reclutato qualcun altro. Ma incontrai lui, e gli dissi che quella stessa sera avevamo intenzione di andare alla Marvel per parlare. 

Marc era quello con il fardello più grosso perché gli avevo detto: "Stiamo andando a parlare alla Marvel e vogliamo sapere se tu sei con noi oppure no, perché abbiamo bisogno di sapere se possiamo fare il tuo nome." E lui rispose qualcosa del tipo: "Uh, okay." Poi andò a letto, ci pensò su. Si presentò il mattino successivo e disse: "sono dei vostri." Poi Rob coinvolse Jim Valentino e diventammo un nucleo di sette persone, a quel punto esclamammo: "andiamo alla Marvel a dire che stiamo mollando e per comunicargli le ragioni che ci hanno spinto a prendere questa decisione". E così facemmo, attraversammo la strada ed entrammo negli uffici della Marvel. Quando uscimmo ci dicemmo: "la Image Comics è stata ufficialmente costituita." 

Era il dicembre del 1991. 

una bella tavola tratta da
Amazing Spider-Man


Comics Bulletin: Quali furono le regioni che ti spinsero ad andartene? So che hai venduto un fantastiliardo di copie di Spider-Man, ma probabilmente non stavi guadagnando quello che ti aspettavi.

Todd McFarlane: Stavo facendo un sacco di soldi. All'epoca guadagnavo più di chiunque altro. La mancanza che avvertivo non era quella del contante. Quando mi fu affidato l'incarico di realizzare Amazing Spider-Man mi fu detto: "Todd, ti andrebbe di prenderti in carico, con un paio di tuoi colleghi, la serie e fare qualcosa?" E questo mi fu chiesto perché all'epoca Spider-Man non vendeva affatto bene. 

Portammo Amazing Spider-Man in vetta alle classifiche. Quando decisi che volevo scrivere la serie, mi affidarono una nuova testata -- che si chiamava semplicemente Spider-Man -- e questa  infranse tutti i record di vendite. All'improvviso cominciarono a farsi sentire con sempre maggiore insistenza, "Non puoi davvero realizzare storie come questa e a Spider-Man stai disegnando degli occhi troppo grandi e non puoi fare le 'ragnatele a spaghetti'." 

Se provi a chiederglielo adesso, vedrai che lui lo negherà ma fu Tom DeFalco a battezzarle così. Ero seduto in ufficio e lui mi stava facendo delle critiche, "Finiscila di disegnare quelle ragnatele a spaghetti." E io esclamai: "Wow! Adesso ho un nome per loro: "le ragnatele a spaghetti."

Insomma, non volevano che io gli incasinassi la loro icona, anche se mentre gliela incasinavo le vendite crescevano. E' interessante, perché mi ritrovai a fare questa conversazione con alcuni di loro: "Ragazzi, non dovete per forza apprezzare il mio lavoro. Né dovete apprezzare necessariamente me come persona. Non dobbiamo fare un barbeque insieme." Ma poi aggiunsi: "Mi avete assunto per farvi vendere i comic books, e lo sto facendo meglio di chiunque altro fino ad ora." E altre volte abbiamo avuto discussioni strampalate come questa: "Todd, finiscila di fare quello che sai fare meglio di chiunque altro." O strane come questa: "Puoi adattare un po' questa cosa? Puoi abbassare un po' i toni? Puoi fare questo? Potresti offendere qualcuno." Tutte quelle cose che ci avevano fatto scalare la classifica di vendite, all'improvviso non erano più buone a sufficienza. Dopo un po' sentivo di aver esaurito la mia pazienza, così andai da loro e dissi: "ne ho abbastanza! Me ne vado e mi occuperò dei miei affari. Inizieremo tutti a occuparci delle nostre creazioni."

Ero pronto ad andarmene e a ridimensionarmi, ero pronto a fare il salto; Levare di mezzo Marvel e DC e dedicarmi a fondo in questa nuova avventura e vedere cosa sarebbe successo. 

Tra l'altro, poiché noi rappresentavamo una piccola parte del mercato pensavamo che ci sarebbe bastato vendere un centesimo di quello che facevamo per la Marvel per ritenerci soddisfatti. Ma non fu quello che accadde. Vendemmo lo stesso quantitativo di copie dei nostri fumetti che vendevamo per loro, ma intascavamo il 100% degli introiti. Repentinamente esclamammo: "la vita non è poi tanto male."

Questo mi permise di mettere da parte un po' di soldi -- che non utilizzai per comprare una magione o auto di lusso. Risparmi che mi diedero l'opportunità di fondare la mia casa di produzione di giocattoli. Quando parlai con i produttori di giocattoli inseriti nella Fortune 500 (una lista delle 500 migliori imprese societarie statunitensi) per sviluppare dei giocattoli di Spawn, finii con il fare discorsi simili a quelli che avevo fatto con la Marvel; fu allora che dissi: "al diavolo! Farò a modo mio. Non credo che voi capiate cosa voglio fare." Fondamentalmente i  soldi mi hanno di guadagnarmi la libertà creativa. 
Spawn #1

Comics Bulletin: Per un certo periodo siete stati famosi come rock star. 

Todd McFarlane: Ricordi i primi anni '90? E' stato pazzesco, a tratti travolgente. Smisi  di partecipare alle Convention -- so che potrebbe sembrare egoista da parte mia -- perché non era possibile contare il numero di persone che vi partecipavano. Ero frequente ripetere agli organizzatori: "faccio un solo autografo per persona. Ne posso fare circa 300 all'ora, e starò qui per 10 ore e non voglio fare pause. Così, visto che la matematica è una certezza, ne farò 3.000." Ma andavo in questi posti e trovavo in fila 5.000 o 6.000 persone. Tra me e me pensavo: "la metà di loro andrà a casa arrabbiata" e questo è ciò che accadeva. Me ne andavo e lasciavo 3.000 persone incazzate nei miei confronti perché si trovavano ancora in fila. "Se non andrò più alle Conventions, non avrò migliaia di persone a cui non piacerò più. Se ci andrà in migliaia andranno fuori di testa." Così conclusi che la scelta migliore sarebbe stata quella di non andare. 

Comics Bulletin: Hanno anche dovuto metterti fuori dalla struttura principale alle volte.

Todd McFarlane: Sì, lo facemmo una volta, alla Chicago Con. Fu una cosa da pazzi. Erano davvero tempi incredibili per i fumetti. Fu quando le vendite salirono. Ricordi tutti gli speculatori che agivano sul mercato? Fu una specie di falso positivo; non tutti amavano i fumetti in se. Ma erano tempi buoni.

Comics Bulletin: Ognuno di voi fondatori della Image usa ripetere che quell'incredibile successo vi permise di alimentare i vostri sogni. E' questo quello a cui tutto si riduce: il successo. Hai fondato una azienda che sta facendo molto bene e stai svolgendo il lavoro che ti piace.

Todd McFarlane: Bene, vediamo se riesco a venire a capo delle cose di cui sono più orgoglioso.

[numero uno] che la Image adesso rappresenta una opzione. Se sei stanco delle Big Two, c'è un'alternativa.
[numero due] se vuoi mantenere la proprietà dei diritti dei tuoi personaggi, abbiamo il miglior contratto del Nord America, forse del mondo. La Image Comics non possiede nessun diritto adesso.
[numero tre] una volta che raggiungi il successo sei libero di fare quello che vuoi. Così, se non vuoi fare più nulla, se vuoi andare a vivere su un'isola deserta o se vuoi vivere come un eremita o se vuoi dedicarti ai gadget o allo sviluppo di show televisivi come ha fatto Robert Kirkman. Insomma i creativi sono capaci di realizzare qualsiasi loro desiderio.

Con questo non voglio dire che se vieni a lavorare alla Image debba replicare necessariamente ciò che abbiamo fatto Robert ed io. Ma se vuoi ci puoi provare, e Dio ti benedirà. Ma se non vorrai provarci, be' Dio ti benedirà comunque. La cosa di cui sono orgoglioso è che la libertà di prendere questa decisione è completamente lasciata alla volontà dei creativi, un'opzione che non avevamo noi quando lavoravamo per le Big Two.

Todd McFarlane
mostra orgoglioso
una delle preziose
palle da Baseball
della sua collezione
Comics Bulletin: Collezioni palle da baseball. Hai anche quella di McGwire, giusto?

Todd McFarlane: Ho la McGwire 70, Sammy Sosa 66 e la Barry Bonds 73. Sono le tre principali home run della storia della MLB. E sono mie. E sono mie.

Comics Bulletin: Bello. Non si possono annoverare molti cartoonist che hanno conseguito un successo del genere. E' ciò che sognavi quando eri piccolo e vivevi sull'isola di Vancouver?

Todd McFarlane: No. Come mi piace ripetere, è così che le cose sono andate. Voglio solo che tutto quello che accada, sia esso un fallimento che un successo, l'unica persona con cui me la possa prendere sia l'uomo che osservo allo specchio mentre mi faccio la barba; questo è tutto. Così anche se le cose non dovessero funzionare voglio che la sera quando mi metto a letto possa pensare: "lo sai, questa è la mia decisione. Ci posso convivere, nel bene o nel male."

Comics Bulletin: Stai parlando di come stai vivendo il tuo sogno?

Todd McFarlane: Sì, nessuna ulcera sanguinante.


3 commenti:

il Ricordante ha detto...

Ottimo tempismo (e traduzione), però dovresti farti pagare dalla Panini, che tutto 'sto lavoro che fai ogni volta che esce qualcosa di interessante dovrebbero farlo loro sul sito! ;-)

Francesco ha detto...

Ma questo sito è migliore di quello della Panini.
Secondo me, naturalmente.
Dov'è un altro sito dove si instilla curiosità nel lettore, che non sia mera informazione ma approfondimento?
Dove trovano spazio i pensieri dell'autore? spesso celati dalle Major.
Un saluto.
Francesco.

Comix Factory ha detto...

Ciao Francesco, inutile dire che ti ringrazio per le tue belle parole!

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