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ROBERTO RECCHIONI DETTA I PRINCIPI A CUI ATTENERSI PER IL "NUOVO CORSO" DI DYLAN DOG


Dylan Dog
nella spettacolare interpretazione
di Massimo Carnevale


Sono trascorsi alcuni giorni da quando Roberto Recchioni è stato nominato curatore della testata di Dylan Dog, forse pochi per capire quale sarà la direzione che la testata prenderà nei prossimi anni (e credo che per leggere le prime storie della nuova gestione ci vorrà più di un anno) ma sufficienti per consentire all'autore romano di spiegare quali sono le direttive che vorrebbero fosse seguite sotto la sua direzione. Per farlo, Recchioni ha dato vita a una pagina Facebook dedicata all'indagato dell'incubo (pagina che trovate QUI) e ha esordito con un post intitolato Appunti di scrittura che vi riporto si seguito.

"Premessa importante: non è mia intenzione, o intenzione di Tiziano Sclavi, o intenzione della Sergio Bonelli Editore, venire a insegnarvi come si scrive. Siete tutti professionisti, siete tutti in forze alla seconda testata a fumetti più venduta d'Italia e questo, oltre che un onore, è un attestato di qualità. Le note che troverete qui di seguito hanno solo lo scopo di indicarvi in che maniera ci piacerebbe vedere concepite e scritte le storie dell'Indagatore dell'Incubo, nell'ottica di riportare il personaggio al dinamismo degli esordi. Prendetele come un un invito, un suggerimento e una direzione generale. Non prendetele come dei dogmi inviolabili. Di tutto si può discutere e parlare. Su tutto ci si può confrontare. Anzi, siete invitati a mettere in discussione tutto e a proporre il vostro punto di vista. 
E questo ci porta al primo punto: 
OSATE 
Non abbiate paura di mandare soggetti coraggiosi e rischiosi. Il peggio che possa succedere è che vi si dica di no. Non è un dramma e non è una cosa che comprometterà in alcun modo la stima e il rispetto che proviamo per voi. Nella peggiore delle ipotesi, perderemo del tempo. Nella migliore, avremo modo di realizzare storie interessanti ed emozionanti.
Non basatevi su quello che oggi sapete sulla Sergio Bonelli Editore. Su quello che si può fare e su quello che non si può fare. Ci sono cose che si possono fare e cose che non si possono fare? Sì e no. 
Ci sono argomenti molto spinosi che richiederebbero un lavoro estremamente complesso per poter essere trattati nel contesto di una testata a tiratura nazionale e dall'indole popolare e che rischierebbero di perdere d'efficacia in quel contesto (penso a cose come pedofilia, la violenza sui bambini, devianze sessuali particolarmente estreme e cose di questo tipo) e che, proprio per questo, forse varrebbe la pena di evitare. Ma se avete in mente la storia scomoda della vostra vita e avete anche in ente la maniera giusta in cui raccontarla, non fatevi spaventare da questo.
Proponetela. Confrontiamoci. Litighiamo, se necessario. Non sono il tipo da confondere una discussione creativa con qualcosa di personale o professionale. 
Dylan Dog è un personaggio che vive quando si rischia qualcosa. Di gialletti senz'anima anche se fatti con mestiere, di storielle anemiche, di raccontini rassicuranti non sappiamo cosa farcene.
Tex è un personaggio che deve rassicurare il lettore e dargli delle risposte. E va benissimo così perché quella è la sua natura e quello è il segreto del suo successo. 
Dylan Dog è un personaggio che il lettore lo deve inquietare. Lo deve fare sentire a disagio. Lo deve mettere scomodo. Dylan è un personaggio che fa le domande. Le risposte non gli competono e non gli devono competere. Non dobbiamo rassicurare nessuno. 
Dobbiamo emozionare. Spaventare. Fare ridere. Disgustare. Dobbiamo dare tutto al lettore e poi toglierglielo, lasciandolo a implorare di averne ancora. Se un soggetto non vi diverte, o non vi coinvolge, o non vi costa nulla, o non vi commuove, o non vi esalta... ecco, in quel caso, e solo in quello, non mandatelo neppure. Il professionismo non basta. Ci vuole il cuore. E magari anche qualche goccia di sangue".

3 commenti:

Erich ha detto...

Momenti difficili richiedono scelte difficili. Le vendite di Dylan Dog sono crollate. Dalle 250.000 copie di qualche anno fa, si è scesi a circa 114.000! Non è difficile prevedere che dopo questi cambiamenti le vendite continuino a calare e in pochi mesi, dopo l'iniziale euforia, scendano sotto quota novantamila.
La Bonelli sta pagando l'amaro prezzo di non essersi adeguata alla realtà del fumetto italiano. Fino a quando le vendite la sostenevano, potevano tranquillamente fare finta di nulla. Ora non più. E cosa peggiore, sono caduti nella illusione della rete: ossia pensare che ciò che è noto o fa clamore su internet produca i medesimi effetti nella realtà! Il caso John Doe è emblematico. Dopo che la vecchia Eura lo chiuse, tutti a scandalizzarsi! Tutti a scrivere alla redazione e qualcuno avrà pensato che un ritorno di JD nelle edicole potesse dare vita ad un successo editoriale. Non è stato così. Con vendite di circa 6.000 copie, fu un insuccesso. E ora tocca a Dylan Dog. Credo che in Bonelli non abbiano ancora capito la vera situazione del mercato italiano dei fumetti.

evo cuoco ha detto...

Sono molto d'accordo con questo post, in quanto mi sembra dica delle verità assolute, alle quali però pochi pensano. Non dubito che ci sarà un minimo di "effetto Recchioni" su Dylan Dog, e anzi spero che grazie a lui la qualità delle storie si alzi, ne sarei felice.... ma mi chiedo fino a dove potranno spingersi i suoi rinnovamenti e quanto effetto potranno avere sul pubblico...Credo che il tentativo di mettere alle redini della testata un personaggio "mediatico" sia un tentativo di "svecchiare Dylan Dog agli occhi del pubblico, anche se come ben dice l'autore di questo post, la "popolarità" di Recchioni si ferma a quel briciolo di nerd e sinceri fans che monopolizzano le rete. Tanto per dire, in vent'anni e passa alla sua uscita, c'è ancora chi sento dire "ah, il mio disegnatore preferito di Dylan Dog era Sclavi! Bravissimo!", ergo non so se cambiare un direttore editoriale potrà attirare un pubblico sempre più distratto.
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Cambiamenti, dunque, ma fino a che punto? Non sarebbe sensato - come ha detto qualcuno - fare in modo che DyD inizi a usare il cellulare e magari l'ipad per risolvere i casi via internet...la cosa mi fa ridere per vari motivi, sia perchè stravolgerebbe il personaggio sia perchè non credo possa interessare a qualcuno come elemento di novità (come il fatto che Bloch vada in pensione o Dyd alzi la sua tariffa...wow! ottimi motivi per ricominciare a comprarlo!).
I casi sono due: o si cambia del tutto, come fanno gli Americani, un pò fregandosene del passato, oppure l'unica cosa da fare è non snaturalizzare il personaggio e puntare piuttosto sulla qualità delle storie (dove è finito Cagliostro? Il concetto del gatto aiutante inserito dalla Barbato era molto interessante e potenzialmente promettente! Sarei stato contento se fosse servito a portare la serie su binari nuovi...e invece è stato totalmente dimenticato, a mio parere con grande cecità da parte dei redattori).
Se Dyd è vecchio come personaggio, lo resterà anche dopo i cambi - a meno che tali cambi non siano ESTREMI.
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Una cosa che personalmente non vorrei vedere, è un Dylan Dog 350 con sopra scritto "un nuovo numero uno!", così come è stato fatto per Nathan Never (con un'operazione di svecchiamento che ha lasciato il tempo che trova, visto che le storie rimangono triti esempi di fantascienza "gialla" di bassa lega: non è possibile, a pochissimi mesi di distanza dal tanto sbandierato cambiamento, rileggere l'ennesima storia di NN che cade in un deserto radioattivo e viene salvato dalla "buona prostituta" che si redime salvandolo! E' un soggetto che neanche Liala accetterebbe più!).
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Forse, piuttosto che tentare di svecchiare rimanendo sempre uguali a sè stessi - come fa sempre la bonelli - sarebbe il caso di mantenersi fedeli ai propri personaggi aggiornandoli un poco, rendendoli forse più realistici e maturi, e soprattutto migliorando le storie...e dall'altro capo tentare testate nuove, cercando di ripartire dall'oggi invece di cercare di replicare all'infinito i successi del passato.

Erich ha detto...

Piuttosto, sarebbe il caso di interrogarsi sui veri motivi dell'allontanamento di Gualdoni dai lidi dylaniati. In rete circola la voce che non era più nelle simpatie di alcuni scrittori, i quali avrebbero fatto pressioni su Sclavi e la Bonelli per favorirne la sostituzione. Una cosa tipo: o noi o lui!
Ma il compito di un supervisore non dovrebbe essere, tra gli altri, quello di selezionare solo le storie migliori ai fini della pubblicazione?
E se è così, non è forse azzardato ipotizzare che, negli ultimi tempi soprattutto, la qualità delle storie sottoposte a Gualdoni fosse, diciamo così, molto diminuita?
Un supervisore comincia a divenire antipatico quando inizia a bocciare storie, soggetti, idee e sceneggiature.
E qui nasce l'idea del colpo di mano. Sembrerebbe una tesi cospirazionista, ma se fosse la verità? A chi beneficierebbero i nuovi cambiamenti?
L'allontanamento di Gualdoni dalla supervisione potrebbe, forse, coincidere con la promozione di tutte quelle storie che, fino a quel momento, non avevano speranza di vedere la pubblicazione perché troppo scadenti?
Lo sapremo a breve. Se, finita l'iniziale euforia, le vendite torneranno a calare, queste ipotesi saranno confortate da una verità.
Sarebbe il caso di chiedersi: cosa ci guadagna Dylan Dog in tutto questo e perché, invece di nominare intermediari, Sclavi non si occupa del personaggio direttamente?
Tornando all'argomento principale, non è peregrino pensare che i cambiamenti annunciati rendano DYD qualcosa di appetibile per poche migliaia di lettori internettiani, ma per tutti gli altri non avranno alcun effetto.
Anche la Bonelli non sta attraversando un buon momento. Tutte le serie sono in calo e forse alcune già in perdita. Il recente accordo con la Panini culminato con il conferimento a quest'ultima dell'incarico di agente di rappresentanza nei mercati esteri e la recente apertura alla distribuzione nelle fumetterie, l'hanno indebolita parecchio.

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